mercoledì 9 novembre 2011

SENSO DELL'ARTE, SENSO DELLA CULTURA, SENSO DELLA VITA


PERCHE'?
Ha un senso logico occuparsi di arte e cultura oggi? Perché dovremmo farlo? Se si ritene il quesito di importanza non rilevante ci si è già dati una risposta. In questo mondo in crisi dove tutto sembra andare a rotoli, dove la problematicità della vita di tutti i giorni prevale sul porsi questioni metafisiche, che senso discutere di qualcosa di astratto e lontano come l'arte? Essa rimane lì, relegata in un angolino, come un bel soprammobile al quale passiamo davanti distratti, tanto da non accorgerci nemmeno più della sua esistenza. E così l’arte e la cultura in genere si iscrivono nel lontano firmamento degli intellettuali. Divengono il rarefatto appannaggio di un élite privilegiata.  In molti altri casi, quando si guarda alla massa, l’arte assume le sembianze di un raro momento di evasione per chi, occasionalmente, va ad un concerto, visita una galleria o un museo, tanto per non fare le solite cose. 
Un esperienza momentanea, come ce ne sono  tante, un file tra i tanti dell’esistenza, intrinsecamente chiuso in sé,  che non lascia tracce durevoli nella mente e nello spirito di chi lo vive.
Infondo a cosa serve assistere ad un balletto, osservare un quadro o una scultura? Abituati ai ritmi frenetici del lavoro, della televisione, di internet, la vita sembra paurosamente lenta davanti ad un opera d'arte. Abbiamo tutti da fare e dobbiamo farlo in fretta. 
La società del hic et nunc va procede a gran passi, in un vortice di consumismo sfrenato dove il desiderio non esiste più, è anticipato e frustrato in partenza. La società liquida di cui parla lo studioso Zygmunt Bauman, dove tutto è mercificato e come tale può essere sostituito, ci incatena. Schopping e relazioni si legano come anime gemelle, specchio l'uno dell'altra. Il desiderio è qualcosa di lento, va curato, coltivato e richiede scelte difficili e forse anche qualche  sacrificio. La voglia, breve ed effimera nella sua essenza, è pilotata dall’esterno ed più semplice da gestire. In un mondo liquido, in una rete nella quale tutto scorre via apparentemente senza lasciare traccia, in cui è più facile connettersi e disconettersi che relazionarsi veramente,  la cultura umanistica viene sempre più emarginata a favore di quella scientifico-tecnologica, quando di cultura o formazione si può parlare. L'educazione pura e semplice a volte manca.  Le domeniche nei centri commerciali, i programmi - ed i libri e le riviste..- spazzatura, i film coi copioni già pronti, le facce degli attori già pronte, le stesse, i finali già pronti. Rassicurante, almeno quello. Tutto ciò purtroppo incrementa ignoranza, maleducazione e compromette la nascita di desideri semplici, costruttivi e non pilotati dall'esterno.

Uomo vitruviano, Leonardo Da Vinci 1490 circa,
Gallerie dell'Accademia Venezia


HOMO UNIVERSALIS E TRANSFER?
Per l'Italia in particolare, e, si sa, parlare male dell'Italia ormai è uno sport collettivo di gran moda ma questo non nega l'evidenza del problema e l'urgenza di risolverlo, per l'Italia dicevo,  c'è una paradossale beffa. Quella di un passato importante, straordinario e di un presente quasi mostruoso, quasi caricaturale nella sua pochezza culturale e sociale.
L'illustre studioso Jacob Burckhartdt nella Civiltà del Rinascimento sosteneva con forza qualcosa di importante al riguardo della popolazione italiana: il velo tessuto di fede, superstizione ed ignoranza,  permeante menti e corpi nel medioevo e tendente a sminuire l'uomo nella sua preziosa individualità, fu squarciato in Italia per la prima volta. E dagli italiani stessi. Leggiamo: "si risveglia potente nell'italiano il sentimento di sé e del suo valore personale o soggettivo: l'uomo si trasforma nell'individuo, e come tale si afferma"
Ancora Burckhardt spiega come l'uomo universale appartenga solo all'Italia: poiché nell'italiano rinascimentale non emerge solo la volontà di raggiungere un sapere enciclopedico, ma si afferma anche quella della propria singolarità.  Gli artisti  emergono individualmente. Gli uomini abbracciano oltre alla cerchia dell'arte, anche quella della scienza. E qui non si parla solo di Leonardo Da Vinci, ma dell'umanista, Homo Universalis, sia esso un dotto professore, un uomo di stato o uno dei tanti ambiziosi mercanti dell'epoca. Quest'uomo riceve un istruzione superiore e acquisisce una versatilità estrema che applica in ogni campo della propria esistenza. Dalla cultura si traggono stimoli e risorse per la vita quotidiana. Questa dinamica forma mentis è portatrice evidente dell’eredità greca. Il polymathes , era il saggio, colui che ha imparato molto. Protagora  nella straordinaria Atene del V secolo a.c. vedeva l‘uomo "come misura di tutte le cose".
Oggi si è persa questa capacità, questo eclettismo, che per primi avevamo riscoperto. Recenti studi psicologici hanno messo in evidenza come sia necessario stimolare negli studenti la capacità del transfer, da non confondere col transfert psicanalitico. Il transfer riguarda il collegamento, la capacità di trasferire un apprendimento ad un altro in contesti differenti. Infondo ritengo che questo procedimento che gli studiosi cercano di applicare come nuova metodologia educativa finalizzata ad un sapere più stabile e rapido sia molto vicino a ciò che naturalmente si è verificato durante il rinascimento in Italia. Il transfer è per definizione "la capacità del soggetto di trasferire competenze procedimenti, strutture e conoscenze" ( Polacek 2005). Applicare le categorie del cognitivismo come analizzare, selezionare, controllare, applicare strategie per potenziare la capacità di apprendimento autoregolato. Per molti studiosi il transfer è oggi l’obbiettivo primario dell’istruzione. Attraverso di esso l’apprendimento può avvenire in modo pi rapido e divenire conquista permanente. I contenuti appresi possono essere integrati ed utilizzati in contesti più ampi per risolvere problematiche intellettuali, ma anche sociali, in maniera dinamica, rapida, produttiva. In poche parole  tramite connessioni intellettuali ed operative si accellera l’apprendimento utile nella vita di tutti i giorni.
Trovando connessioni e legami  da un argomento all’altro, da una tematica all’altra si ottiene un arricchimento notevole ed un profitto intellettivo e culturale, non da poco: la nostra conoscenza risulterà più solida stabile e allo steso tempo dinamica.  Niente di nuovo sotto il sole. Ciò può semplicisticamente essere ridotto alla differenza tra una persona colta ed una erudita, con l’aggiunta che la persona  all'epoca di Duchamp e dei nostri futuristi.
La fontana, 1917, ready-made Marcel Duchamp, Philadelphia Museum


 Tutto è arte, nulla è arte. Negare l'arte è negare la vita. Apriamo le porte dei nostri musei e gallerie ed entriamoci. Apriamo gli occhi e lo spirito e nutriamoli di verità e bellezza, concetti eterni che ci elevano al si sopra della miseria morale e materiale che ci circonda. Chi fa arte deve prendere coscienza di ciò e soprattutto chi  se ne occupa. Gli artisti devono recuperare pazienza ed umiltà e rivolgersi allo studio della tradizione invece che rifarsi a ad una sperimentazione fine a se stessa e  continuamente finalizzata a spiazzare e stupire lo spettatore.

Un opera di M. Cattelan, 2004
 l'artista più pagato d'Italia, e di fama internazionale


Salvador Dalì, pur con le sue ben note  tendenze anarchiche contro ogni forma di potere costituito ammoniva " Se vi rifiutate di studiare l'anatomia , l'arte del disegno e della prospettiva, la matematica dell'estetica e la scienza del colore, lasciatevi dire che questo è un segno più di poltroneria che di genio..Cominciate a disegnare e a dipingere come gli antichi maestri, poi fate come volete, sarete sempre rispettati."
E la massa, la massa va indirizzata, guidata verso mete più elevate.
Consigliava qualche tempo fa in televisione l'homo universalis Benigni: "va stimolata la nostra parte migliore, non la più bassa che c'è in noi!" I mass media, invece di lobotomizzare milioni di persone con fatti di cronaca nera e con donne oggetto spogliate di dignità e vestiti, potrebbero fare qualcosa di differente. Gli spiriti esausti delle persone potrebbero elevarsi e non annichilirsi giorno dopo giorno.Recuperare il valore dell'educazione, della cultura vivendolo non come una fastidiosa imposizione scolastica ,ma come una straordinaria occasione per rendere la nostra vita più ricca e feconda. Solo così potremo tornare ad essere i versatili e stupefacenti uomini del rinascimento descritti da Burckhartdt.
La primavera, S. Botticelli, 1482 circa, Gallerie degli Uffizi, Firenze


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