Donne

                                           
                                             Lou Andreas - Salomé

Nel 1882 durante una tiepida primavera romana, una giovane russa, piena di entusiasmo ed assetata di idee, incontra il filosofo Friedrich Nietzche. Il grande pensatore ha 37 anni e ha appena completato La gaia scienza, dove introduce alcune tematiche inseguito sviluppate nella stesura di Così parlò Zarathustra. Il filosofo rimane profondamente colpito dall'affascinante Lou von Salomé, che coniuga le doti estetiche della femme fatale fin de siècle con una forte capacità intellettiva. La sua mente è aperta, gli occhi sono vigili. La sua fame di sapere, conoscere, creare è un istinto primario in lei, come l'infinito entusiasmo per la vita. Nietzche si accorge subito di trovarsi di fronte a qualcuno di speciale, sensazione che avrebbe condiviso con molte altre persone. L'aura seduttiva, nel senso più ampio del termine, che circonda Frau Lou, non è facilmente inquadrabile. Elegante e sofisticata, ma al tempo stesso spontanea e lontana da ogni artificiosità. Educata ai rigori della filosofia, emancipata dalla religione di famiglia e  libera pensatrice, ma anche appassionata e a tratti romantica. Sentimentale e cerebrale, sembra coniugare in sé caratteristiche che i contemporanei definivano prettamente maschili con quelle del genere femminile, nelle sue forme più elevate ed intense. Nietzche ne apprezzerà le doti intellettuali e non solo, chiedendola in moglie ben due volte e senza ottenere mai una risposta positiva. La definì "un'anima ricca intrepida" e Lou lo era veramente. A ventun anni, in un periodo storico, l'Ottocento, definito da studiosi e sociologi il Secolo della Madre, durante il quale la donna doveva rientrare nei rigidi scomparti che la società aveva creato per lei, Lou si sottraeva con grazia leggera ad ogni forma di convenzionalità. Fu lei a proporre una convivenza priva di implicazioni sessuali e sentimentali al filosofo positivista Paul Rée: si trattava di una comune intellettuale, dove anime elette avrebbero avuto occasione di scambi culturali e filosofici. Un ambiente di impronta socratica e finalizzato al reciproco stimolo di idee. Paul, futuro innamorato respinto, persuaso delle qualità straordinarie della giovane, invitò Lou alla conoscenza di Nietzche. Al filosofo, che si trovava allora a Messina, Paul raccomandò la giovane come sua protetta. Nietzche lasciò la città e raggiunse Lou a Roma.
Avrebbero tentato di realizzare l'audace progetto della Signorina von Salomé.
Dove trovò il coraggio e l'audacia questa giovane donna per realizzare il sogno fortemente sovversivo della comune? Le coetanee aristocratiche dell'epoca vivevano chiuse in salotti bui ed opprimenti, educate ai doveri femminili. Donne costrette e corrette nella loro fisicità dai busti e nella loro mente da regole ferree. Tenute all'oscuro delle "faccende sessuali" fino al momento di divenire caste spose, avrebbero visto compiuta la loro vera essenza nella maternità, naturale sbocco per la femmina. E' pur vero che alla fine del secolo le maglie di questa società patriarcale e sessista stavano per sgretolarsi. I timori del potere  mentale e sessuale della donna premevano dalle profondità dell'inconscio per riversarsi poi sulle tele degli artisti come Gustav Klimt o Edvard Munch.

Giuditta, Gustav Klimt, 1901. Galleria del Belvedere Vienna


In letteratura diversi autori, da Flaubert a James fino ad Ibsen, serpeggiano nuove idee, nuove figure femminili  a cui andavano stretti i panni dell'angelo del focolare. L'angelismo ottocentesco stava lasciando spazio a nuove visioni, dove la donna iniziava ad emanciparsi ed a seguire un proprio cammino, in una sfera differente da quella delle famiglia. Ma Lou Andres Salomè rimane un personaggio pieno di contraddizioni ed inquadrarla come un'icona femminista sarebbe fuorviante. Leggendo la sua storia, leggendo ciò che visse, produsse e cercò, si rimane intrappolati inevitabilmente nelle spire del suo fascino, proprio come tutti gli uomini e -quasi- tutte le donne che la conobbero.
L'immagine di Lou Andres Salomè si staglia vivida negli anni a cavallo tra i due secoli, il XIX e il XX, come una figura sui generis, completamente intatta  nella sua originalità di intellettuale e umana. Il progetto della comunità intellettuale si realizzò solo in parte, ma i rapporti intrecciati col Nietzche arricchirono la mente fervida di Lou. Dopo tre settimane passate nel villaggio di Tautemburg in Turingia con Nietzche e sua sorella Elisabeth, Lou fece ritorno a Stibbe in Germania, da Paul Rée. Non possedeva l'acuto genio di Nietzche, ma certo Paul rappresentava una figura più rassicurante. I rapporti con il filosofo nichilista furono segnati da un iniziale accordo, in cui la discepola incarnava per il maestro, col suo veemente e prodigo approccio alla vita, l'ideale di eroismo nietzchiano: un' impetuosa  ricerca della verità ad ogni costo, temeraria fino al sacrificio di sé.  Poi i rapporti si incrinarono. Lou non condivideva alcuni aspetti del nichilismo e quell'irridente approccio verso ogni cosa tipico di Nietzche. Pur essendo sommamente influenzata da lui, sviluppò un pensiero proprio, criticando dodici anni dopo in un opera incentrata su Nietzsche posizioni che per lei erano indice di tendenze distruttive: il Superuomo per Lou era frutto di un attacco alla democrazia, all'ordine e all'amore stesso per la vita. Nietzche, dal canto suo, inizialmente scriveva di lei all'amico Paul Overbeck: "le nostre intelligenze ed i nostri gusti sono profondamente affini..Vorrei sapere se si è mai data un'apertura filosofica come quella che esiste tra noi.. Finora non ho conosciuto nessun altro che sapesse trarre dalle esperienze una tale quantità di cognizioni oggettive, nessuno che sapesse mettere meglio a partito tutto quanto ha appreso". Successivamente i contrasti ideologici, il rifiuto sentimentale e le continue maldicenze che la puritana sorella Elisabeth Nietzche rivolgeva alla disinibita Lou, portarono il filosofo a considerare con disprezzo la personalità della Salomé, esprimendo su di lei pesanti giudizi che coinvolgevano anche il suo rapporto con gli uomini. Dopo il completamento di Così parlò Zarathustra il rancore del filosofo sembrò attenuarsi fino al recupero di un'opinione positiva di lei, riconoscendo addirittura il valore della sua conoscenza per la stessa sua maturazione personale. Quando la Salomé pubblicò il suo primo romanzo In lotta con Dio nel 1885 fece però un osservazione ancora sessista nei suoi riguardi. "E se è chiaro che non è l'Eterno Femminino a sedurre questa giovane, non è escluso che sia l'Eterno Mascolino." Ecco cristallizzata ed inviata ai posteri l'immagine di Lou von Salomé come avida divoratrice di maschi, perfetta incarnazione della donna fatale.
La femme fatale Lou, fotografia della fine del XIX secolo.
La sua anticonformista convivenza con Paul Rée si protrasse fino alla metà degli anni ottanta. I due condivisero, nella casa di Rée a Berlino interessi, studi ed una cerchia di amicizie in ambito letterario filosofico e scientifico. Sono anni molto produttivi in cui la Salomé inizia ad avere successo e acquisisce notorietà. Il trasferimento a Monaco di Paul segna la conclusione dei loro rapporti.
Nel 1886 inaspettatamente Lou si fidanza con l'orientalista Friedrich Carl Andreas, un insegnante appassionato e generoso che accetta l'idea di un matrimonio bianco. La verginità della Salomé, il suo prolungato rifiuto della sessualità ci indicano come non volesse cedere qualcosa di sé, pur donandosi intellettualmente.
Il mito di Giovanna d'Arco la indusse più tardi a riflettere su come la verginità potesse avere per le donne il corollario di una piena realizzazione di sé, fino all'eroismo. Il tabù sessuale nei confronti del marito, che lei incontrò e riconobbe immediatamente, si può ricollegare alla ricerca del padre perduto e della paura dell'incesto. Andreas era molto più anziano dell'allora ventiquattrenne Lou ed il suo ruolo di maestro, ruolo che lei avrebbe sempre cercato negli uomini, potrebbe suffragare tale ipotesi. Il tabù venne infranto, sembra, solo con Rainer Maria Rilke. Perché scelse come marito un uomo la cui mente non poteva sicuramente gareggiare con quella dei precedenti spasimanti? Oso pensare che il narcisismo delle Salomé le impedisse di unirsi ad un uomo che le poteva essere superiore intellettualmente, che la potesse semplicemente dominare con le proprie idee. Di questo Andreas, la cui figura si adombra e quasi sparisce dietro ai grandi nomi della biografia di Lou e dietro la stessa personalità della moglie, possiamo dire che fu certamente lo strumento di difesa principale della Salomè in quegli anni. Un potente e inoffensivo (per lei) mezzo per difendersi da se stessa e dagli incontri successivi che avrebbero caratterizzato la sua esistenza.
Si può notare come il nome Lou Andreas-Salomé si associ da sempre a grandi nomi, nomi maschili e più celebri del suo. Nomi che oltre a Nietzche, come abbiamo visto, comprendono Sigmund Freud e Rainer Maria Rilke. Scendendo un poco oltre la superficie, si evince come ogni conoscenza della sua vita, ogni relazione o rapporto la portarono a trarre una sorta di nutrimento intellettuale e spirituale, spingendola ad elaborare una visione originale della vita. Certo questa visione fu a tratti poco coerente: rispecchiava un essere umano che cercava risposte, in più direzioni e che si sottoponeva a continue analisi. La cosa che più colpisce in questa donna,  creatrice intellettuale e musa, filosofa e poi psicoanalista, è il suo incondizionato e generoso abbraccio alla vita. Un sentimento panico investe la sua idea dell'universo, una afflato religioso, disgiunto dalla religione stessa. Lou ama profondamente l'esistenza, la cerca con entusiasmo e vive ogni incontro e ogni momento come un prezioso dono. Questa forse è la caratteristica che attrae maggiormente le persone intorno a lei,  più della bellezza esteriore. Tutti coloro che la ricordano mettono in evidenza il munifico e disinteressato slancio verso l'altro, il suo essere un grande ascoltatrice e amica, e di come ciò la rendesse straordinariamente adatta al lavoro di psicanalista.
Lou Von Salomé in compagnia di Paul Rée e Friedrich Nietzsche, Lucerna 1882.
L' "animale felice"Lou è profondamente segnata dal suo potente istinto narcisista che non la chiude in sé, nel cerchio aureo del suo fascino e della sua autosufficienza intellettuale, ma la spinge a gettare ponti verso gli altri. Le radici di questa intensa Joix de vivre, libera da ogni ingenuità, affondano salde in un infanzia serena. I suoi primi anni di vita fioriscono nell'humus amorevole della sua famiglia. San Pietroburgo, capitale della Russia imperiale, la vede nascere nel febbraio del 1861, prima femmina dopo cinque maschi. Louise von Salomé, detta Ljola, viene alla luce tre settimane prima dell'emancipazione dei servi della gleba. Il segno della libertà è marchiato forte in lei fin dalla nascita. La bambina cresce nel lussuoso appartamento di famiglia all'interno dell'edificio occupato dallo Stato maggiore generale, esattamente di fronte al Palazzo d'inverno. Lo zar stesso si congratulò della sua nascita coi genitori. Lou aveva una profonda consapevolezza della propria diversità: innanzitutto c'erano il rango e la ricchezza a differenziarla dagli altri. Questa percezione di sé, non la portò ad un infecondo autocompiacimento o ad un alienazione di sapore kafkiano. Ciò che faceva veramente la differenza era  la sua interiorità. Un giorno della sua infanzia si guardò allo specchio e si stupì della finitezza del suo essere, dei limiti circoscritti nei quali era rinchiusa tutta la forza, tutto l'amore che essa conservava nel suo piccolo corpo di bambina. Il padre adorato, il generale Gustav von Salomé, aveva cinquantasette anni quando lei vide la luce e morì che Lou ne aveva diciassette. Le lasciò un profondo senso di benevolenza nei confronti dell'esistenza e degli altri, un sentimento che sarebbe stato il tratto distintivo della sua personalità. La madre la educò al protestantesimo pietistico, dal momento che giudicava incivile il cattolicesimo ortodosso, la religione maggiormente diffusa in Russia. La religiosità, lontana dal dogmatismo e connotata da un forte ideale di purezza etica e di pratica caritativa, influì certamente sul suo carattere. Precocemente Lou perse la fede in una religione istituzionalizzata, ma mantenne quella nel mondo e nell'uomo. Dopo una formazione filosofica col pastore Gillot, che fu per lei un importantissimo punto di riferimento, ma che non potè ricambiare pienamente nelle sue richieste sentimentali, si lanciò alla conquista del mondo.
Dopo la fondamentale tappa Nietzchiana del suo percorso di vita e di pensiero incontriamo l'unica vera  passione della sua esistenza: Rainer Maria Rilke. Giovane, vulnerabile eppure virile, riesce a fare breccia nel cuore e nel corpo di Lou. La loro storia, appassionata e struggente, durò quattro anni e si concluse per volere di lei. Il loro rapporto si trasformò in un amicizia per la vita, tanto che Rilke la pensò a lei sul suo letto di morte nel 1926. La passione sessuale fu al centro dell'attenzione della Salomé e delle sue opere durante gli anni con Rilke. La mente poetica e visionaria della scrittrice dipinse la sessualità come una fusione fra interno ed esterno, spirituale e materiale. Quando scrive, Lou invade le pagine di romanticismo e retorica, ma le sue idee sono profondamente personali e sentite. La sua esistenza, le sue sensazioni si riversano  sulle pagine. Rilke era più giovane di Lou di tredici anni e non si era ancora affermato come scrittore. Il rapporto con lei, già autrice riconosciuta, fu profondamente influenzato dalla compagna, che divenne sua musa ispiratrice.


Rainer Maria Rilke
A Lou Rilke dedica il suo Libro d'ore "deposto nelle mani di Lou", con un accento di venerazione commossa. L'autore delle Elegie duinesi riconobbe come la relazione con Lou fosse stata fondamentale per la sua formazione nelle parole che rivolse all'amica Marie von Thurn and Taxis: " Senza l'influenza di quella donna straordinaria, tutta la mia evoluzione non avrebbe potuto prendere quelle strade che condussero a molte cose".


                                                L'incontro con la psicanalisi


Sigmund Freud
Lou Andres-Salomé partecipa nel 1911 al Congresso dell'associazione psicanalitica di Weimar nel 1911 insieme ad uno psicoterapeuta svedese che frequentava all'epoca e s'innamora definitivamente della psicanalisi, diventandone ardente discepola e sostenitrice. E' un percorso che intraprende anche per se stessa, per indagare a fondo le radici del suo essere. La filosofia l'aveva attratta perché cercava risposte, la psicanalisi, che stava vivendo la sua prima fase di vita ( L'interpretazione dei sogni fu pubblicata nel 1900) le permetteva di cercare quelle risposte scandagliando le pieghe sua stessa esistenza. Finalmente Frau Salomé troverà quello che cerca: andare oltre l'individuo e riconciliarsi con se stessa: nella psicanalisi è sospeso il giudizio. Non sarà più la mangiatrice di uomini, non verrà più catalogata. Potrà mettere a frutto la sua sconfinata empatia verso l'altro senza che questa scivoli verso delle relazioni di tipo sentimentale o sessuale. L'analisi secondo Lou supera i concetti di fedeltà ed infedeltà e riporta in vita persone ed affetti scomparsi. La cinquantunenne instancabile Lou reinventa ancora una volta se stessa. Parteciperà agli incontri del mercoledì della società psicoanalitica viennese dal 30 ottobre 1912 al mese di aprile del 1913. Spesso era l'unica donna ad essere presente. Sigmund Freud la prese sotto la sua ala, e la trovò una creatura affascinante e culturalmente preparata oltre che di indole caratteriale particolarmente versata all'ascolto ed alla riflessione.
Nella sua Introduzione al narcisismo del 1914 troviamo un passaggio in cui il padre della psicanalisi sembra parlare di Lou :
"specialmente quando sviluppandosi le donne acquistano in bellezza, interviene in esse una sorta di autosufficienza che le compensa dei sacrifici che la società impone alla loro libertà di scegliersi il proprio oggetto sessuale. A rigore queste donne amano, con intensità paragonabile a quella con cui sono amate dagli uomini, soltanto se stesse. In verità i loro bisogni non le inducono ad amare, ma piuttosto ad essere amate....alle donne di questo tipo va attribuita in va attribuita un importanza grandissima per la vita amorosa del genere umano. Esse esercitano une norme fascino sugli uomini non solo per ragioni estetiche( di regola sono le più belle), ma anche in virtù di alcune interessanti costellazioni psicologiche. E' infatti accertabile con evidenza che il narcisismo di una persona suscita una grande attrazione su tutti coloro i quali, avendo rinunciato alla totalità del proprio narcisismo, sono alla ricerca di un amore oggettuale; l'attrattiva del bambino poggia in buona parte sul suo narcisismo, sulla sua autosufficienza e  inaccessibilità, al pari del fascino di alcune bestie che sembrano non occuparsi di noi, come i gatti e i grandi animali da preda."
Queste parole non risultano certo lusinghiere per le donne e l'argomento Freud-universo femminile è certo affascinate quanto sconfinato e complesso.  La sua galanteria vecchio stile che emerge dal carteggio privato, è imbevuta in realtà di maschilismo ottocentesco. Le sue teorie sull'invidia del pene e sulla donna come uomo mancato  hanno messo in evidenza come il modo di concepire la "femmina " per Freud fosse profondamente conflittuale e difficile. In realtà il quadro va completato con altri elementi: l'accoglienza nella Società psicoanalitica delle donne, la sua eredità lasciata alla figlia Anna sottolineano come per l'illustre studioso viennese non si possa parlare di un rigoroso maschilismo che lo porti a relegare la donna ai margini della società. La psicanalisi fu esercitata fino dagli inizi e con successo da molte donne, tra le quali Lou. Freud la stimò tanto da volerla come supporto nell'analisi della figlia prediletta. Nell'opera di Lou I miei anni con Freud  l'autrice dimostra di non accordare in toto con il suo venerato maestro, riportando alcune critiche" il tratto distintivo che lo separa  da me fin dall'inizio è la sua preferenza verso un liberazione dell'uomo dal Divino, mentre io sento la presenza di un tutto  molto potente anche in ciò che è giudicato malsano e patologico."Anche qui l'affamata discepola sviluppa una notevole indipendenza di pensiero, pur mantenendo una fondamentale ammirazione per il lavoro del grande maestro.
Lou divenne una capace psicanalista, trovando in questa professione il milieu ideale per esprimere le proprie potenzialità.  Pare che le sue analisi risalgano, dopo un periodo di  studi viennesi, ai primi anni 20'. Nel 1923 aveva circa dieci pazienti al giorno. Riporto le parole di un medico che si sottopose all'analisi didattica con lei:
"Con fesso che il modo in cui Lou ha condotto la mia analisi ha lasciato in me una traccia profonda e mi è stato per tutta la vita di grande aiuto. ....aveva un modo di parlare molto calmo, e il grande dono di ispirare fiducia....non ho mai più provato con nessuno tale senso di benevola conciliazione, o se volete, di compassione, era una grande ascoltatrice."
Tra Lou e Freud si stabilì un solido rapporto, intessuto fra l'altro di amore filiale nei confronti del maestro. Lou non sopravvisse a Freud, morendo nel 1937 a settantatré anni. L'anno precedente gli aveva scritto, riferendosi ad uno scambio di fotografie: " se solo, invece di questa potessi io guardarla in volto per dieci minuti soltanto - in quel volto di padre che ha fatto da guida alla mia esistenza."